Agricoltura 4.0: progettato anche un mini-rover per valorizzare al massimo le scarse risorse idriche della Calabria
Un’ape-drone ronza nei campi come una sentinella per sbarrare gli ingressi negli alveari ai pesticidi che ne minacciano la sopravvivenza mentre un mini-rover sintetizza rilevazioni dal terreno e dati meteo per razionalizzare l’irrigazione. Nonno Mimmo e nonno Giovanni, vent’anni fa, non avrebbero mai potuto immaginare che i figli dei figli, studiando i loro problemi quotidiani da scienziati informatici alle prime armi, avrebbero disegnato questo scenario nelle campagne della Calabria. Una risposta da contadini 4.0 ai loro crucci di fronte a un mondo che vedono andare a rovescio: a quel dannarsi l’anima per le api che muoiono avvelenate o per quell’acqua che d’estate non basta mai. Qualcosa che funziona con l’intelligenza artificiale, ma non per questo è senz’anima, anzi: ha un cuore antichissimo nell’amore per la terra che si tramandano da generazioni.
E’ una storia di talenti e buona scuola quella del gruppo “Green bot” dell’Iti-Itg di Vibo Valentia che non solo ha vinto le olimpiadi di robotica, ma ha fatto conquistare all’istituto tecnico calabrese il riconoscimento di “Alfiere della Repubblica” consegnato al Quirinale dal Presidente Sergio Mattarella alla dirigente Maria Gramendola. Motivazione: “Uso consapevole e virtuoso degli strumenti tecnologici in un progetto di agricoltura sostenibile” .
Gli studenti-inventori sono Lorenzo Grillo (coordinatore e curatore della parte informatica e di machine learning), Diego Giofrè e Mattia Taccone (sviluppo software e video editing), Valerio Grillo (software), Carlo Baldo (analisi dei dati), Saverio Mazzitelli e Antonio La Bella (aerodinamica e strutture di mini-drone e rover modellate in 3D). Tutti gli indirizzi della scuola rappresentati in un dream team, sette ragazzi ventenni, ciascuno con la propria storia e la competenza acquisita studiando.
Nei giorni scorsi sono tornati nel loro istituto, dove si sono diplomati come periti industriali, ma da ospiti d’onore. Li hanno chiamati per ringraziarli con uno speciale attestato di merito. Per loro c’erano tutte le istituzioni.
“Siete il nostro orgoglio, la nostra speranza, un esempio. Siete gli alfieri della Calabria”, è il messaggio declinato a più voci: non solo della preside Gramendola, ma anche del vescovo della diocesi Mileto-Nicotera-Tropea monsignor Attilio Nostro, del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per il sud Dalila Nesci, del direttore dell’Ufficio scolastico regionale Antonella Iunti, del viceprefetto Eugenio Pitaro, dell’assessore regionale allo Sviluppo economico e attrattori culturali Rosario Varì, del giornalista Stefano Mandarano.
Sette ragazzi cresciuti nell’entroterra della Costa degli Dei, dove uliveti e vigneti accompagnano la discesa rapida dal Monte Poro fino alle celebrate spiagge di Tropea, Zambrone, Nicotera. Olio e vino, un’eccellenza. “I nostri robot che aiutano l’ambiente nascono da fatti realmente accaduti”, esordisce Lorenzo Grillo, lo studente che ha coordinato il lavoro. Già, sua zia alleva api e il problema dei pesticidi che minacciano attività come queste, decimando i preziosi insetti laboriosi, lo ha vissuto dal vero.
Da qui è nata l’idea del drone impollinatore. “Se i vicini usano pesticidi nelle coltivazioni – spiega il giovane, che oggi prosegue gli studi di informatica all’Università della Calabria – il problema è serio: in particolare i neonicotinoidi sono mortali per le api. Basta che una porti nell’alveare polline contaminato per farle morire tutte”.
Quindi? “Il prototipo inventato nei laboratori della nostra scuola vola sull’area “assegnata” dal software e sostituisce parzialmente il lavoro delle api con la missione di sentinella: prima riconosce i fiori che incontra distinguendoli, poi prende il polline e lo analizza restituendo i dati al computer in tempo reale. Risultato: sarà possibile sapere se i campi in esame sono contaminati mettendo così al riparo dai rischi le api vere”. Niente più api-martiri, insomma.
Diego Giofrè dal nonno Giovanni ha imparato l’arte antica di innestare le viti, lui però lo ha ricambiato portando all’attenzione del suo “dream team” quella lotta continua con l’acqua che scarseggia. “Se d’estate si seccano le sorgenti bisogna fare in modo che le riserve bastino – spiega -. Il prototipo del nostro rover ha sensori che analizzano l’umidità del terreno dando al software la possibilità di valutare quando davvero ha bisogno di essere innaffiato, una “decisione” che prende da solo azionando o bloccando l’impianto di irrigazione comprendendo nel calcolo i dati meteo. Significa che se si prevede pioggia il giorno dopo, per dire, non c’è bisogno di sprecare acqua. O anche che se si prevedono temperature molto alte la terra sarà prepara a resistere magari con razioni più abbondanti rispetto al normale. Così si ottimizza l’irrigazione senza sprechi”.
Prototipi, certo, che avrebbero bisogno di sviluppi per diventare davvero strumenti di lavoro della nuova generazione di contadini. “Servirebbe ancora ricerca, e investimenti”, e magari proprio dalla Calabria che oggi li acclama potrebbero arrivare supporti. Qualcuno che abbia voglia di scommettere, insomma.
Così l’ape-drone vede il fiore
Da questa esperienza, intanto, hanno imparato che mettere a frutto il talento non è energia sprecata. “Per noi è iniziata quasi come un gioco – racconta Saverio Mazzitelli, che dalla scuola è già passato al mondo del lavoro in un’officina meccanica specializzata in motori nautici -. Abbiamo cominciato a capire che la partita era tutta da giocare quando ci è arrivata la notizia che eravamo in finale alle olimpiadi di robotica con il drone-ape. Perciò non ci siamo scoraggiati quando si è bloccato tutto per la pandemia. Ci siamo concentrati sul rover, e abbiamo vinto. Speriamo di essere i primi fra tanti giovani che in Calabria fanno centro con idee nuove grazie a scuole che li valorizzano”.
I prof che li hanno seguiti passo passo nei progetti confermano il grande talento. “Li abbiamo guidati – spiegano i docenti Angelina Cantafio, Antonella Meduri, Antonietta Salvia e Onorato Passarelli -. Ma sono davvero brillanti. Tutta farina del loro sacco”.
E’ raggiante e commossa la dirigente Maria Gramendola: “Il nostro istituto riconosciuto come “Alfiere della Repubblica” è un momento determinante nella storia di tutta la scuola e della società calabresi. Un suggello ad un lavoro di squadra. Questi ragazzi sono protagonisti del loro apprendimento. Il nostro metodo è quello di farli sentire capaci di trovare soluzioni a problemi che riguardano la comunità. Quando riusciamo l’apprendimento rimane indelebile e lascia anche un’impronta sulla società. Grande merito va ai docenti che sanno scovare energie segrete e talenti, che non si scoraggiano nonostante tutto, perché sono consapevoli di lavorare per il futuro e con il futuro”.